Commenti

 

I Commenti sono divisi in tre sezioni:
Quello che č stato detto su di lui
Quello che č stato detto sulla sua tecnica
Quello che č stato detto sui suoi soggetti

Il Romagnolo N° 94 Luglio 2010 - Il circolo romagnolo del jazz
Il Romagnolo N° 111 Dicembre 2011 - Un pittore-musicista figlio di romagna

Hanno detto di lui

- Hanno detto della sua tecnica - Hanno detto dei suoi soggetti - Inizio pagina -   

    "Lo sguardo ravvicinato non si sorprende tanto del bizzarro nome dell'artista, quanto della qualitą e della poesia che sono presenti nella piccola opera dell'autore a me sconosciuto.
    Ecco il punto; Kierkič č un poeta, un forte lirico che sente profondamente il rapporto con la natura; la sua pittura non ne rappresenta le apparenze, ma tende piuttosto a una operazione di coinvolgimento totale in cui la bellezza ha lo spessore dell'esistenza.
    Kierkič č uno di quei pittori che non dipinge ciņ che vede ma solo ciņ che vive."

Alberto Sughi, 1985

 

    "Ecco il nome strano graffiato sulla tela: Kierkič eccolo il Dio che lo tormenta coi ritmi e con i sogni erotici, e l'ancia la lamina del clarinetto vibra ad emette suoni stimolata dai corpi e la chitarra sensualissima si trasforma in donna sotto lo sguardo di Pan."

Fernando Ferrigno RAI TV, 1998

 

    "Kierkič č figlio del suo tempo, del nostro tempo.
    Č poesia. Terribile e splendida."

Federico Pirro, 1985

 

    "Chi, come te, s'innesta, per sensibilitą e professionalitą, in una realtą pił intima di uomini e cose, di fatti e di luoghi.
    Tutte occasioni affinchč si risveglino - come in un lucido stato febbrile - i segnali e i sentimenti lontani con le esperienze mai dimenticate. Linguaggio che non č tesi retorica da declinare e nemmeno pura astrazione.
    Ogni elemento č in autonomo felice equilibrio.
    Č viva l'idea di una antica storia che tu vai raccontando a noi con sapienza e tenerezza."

Filippo Alto, 1984

 

    "La sua pittura complementare alla sua musica.
    Narrativamente, nel campo dell'invenzione pura, che nasce naturalmente dalla realtą, ma anche da essa prescinde, uno stimolo puro, ripeto, nella direzione che spesso noi del cinema non osiamo seguire nella trasfigurazione dolcissima e inebriante del sogno."

Alfredo Giannetti, 1990

 

    "Appare l'armonia (Kierkič č maestro compositore di clarinetto), la musicalitą trasferita in immagini.
    Cosģ tutta la produzione di questo originale artista ravennate (romano d'adozione) č simile a un interminabile filmato, fatto di stacchi e di fermi-immagini, che aiutano a intuire la trama pittorica e i messaggi poetici.
    I titoli parlano di amori delicati, di abbandoni totali, di giovinezza. Desideri di solitudine, rimembranze ancestrali."

Fernando Ferrigno TV, 1985

 

    "Le tele di Giorgio Chierchič pił che la trasfigurazione del reale, rappresentano la gemmazione spontanea del suo intimo, tant'č che in ogni opera si dipanano i sentieri del, aprendosi puntigliosamente la strada verso l'assoluto, laggił lontano dove la realtą si esaurisce in quel fantastico e purificante sogno di mare."

Alfredo Giannetti, 1991

 

    "Si torna a sognare uno stimolo puro... nella trasfigurazione dolcissima ed inebriante del sogno."

Franco Basile, 1984

 

    "Nella mostra convivono ampi orizzonti, un respiro che si allunga e si dilata in maniera irreale, una sospensione temporale, permea gli spazi estesi a dismisura in un senso angoscioso dubbio, di alienazione, di perdita del proprio essere.
    [...]poesia di morte terribile e splendida."

Enrico Anselmi, 1990

 

    "Kierkič ha una musicalitą imprevedibile.
    Ogni elemento č in autonomo e felice equilibrio. L'atmosfera č carica di tensione.
    Le ultime opere di Kierkič rappresentano un preciso punto di arrivo della maturitą artistica del pittore romagnolo."

La gazzetta del mezzogiorno, 1985

 

    "Ogni quadro diventa parte di tutto ed il tutto si recupera all'interno dello stesso racconto pittorico.
    [...]che sottolineano attraverso la spontaneitą e l'immediatezza la consistenza del valore pittorico."

Anny Baldisserra, 1995

 

    "Giorgio Kierkič nasce e cresce a Ravenna, nell'aria bizantina, a pochi metri dalla scuola di mosaico, nella quale si intrufola gią da piccolo, attratto dal mondo dei segni e dei colori per lui irresistibile al punto tale da 'dimenticarsi' a volte persino della frequenza scolastica regolare.
    Spinto dal padre (cantante lirico) e dallo zio (contrabbassista), si diploma invece in clarinetto e conquista una posizione autorevole nel mondo del Jazz e della musica leggera, sia come concertista, sia come compositore per CINEMA e TV.
    Emerge comunque con sempre maggiore veemenza la sua vera passione: LA PITTURA.
    Incoraggiato nella sua ricerca pittorica personale da molti amici artisti e pittori come Scognamiglio, Alto e Sughi, si presenta alla sua prima 'personale' a Roma, nel 1985, e da allora, con ormai pił di venti personali al suo attivo, va in salita, sia con il pubblico collezionista, sia con la critica (svariati servizi RAI-TV, collezionisti in tutta Europa).
    Nel 2000, in occasione del Giubileo, espone a Venezia  nella "Chiesa di Vivaldi" (S. Maria della Pietą) sette grandi opere (180x180) ispirate alla GENESIS, prossimamente in esposizione a Barcellona e Detroit.
    E' recentemente stato inserito fra i pił importanti artisti pluri-disciplinari del 900, insieme a J. Beuys, A. Schoenberg, B. Dylan, T. Festa, L. Nono ed altri."

C.M.Schimmelpfennig, 2001

Hanno detto della sua tecnica

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    "La pittura di Kierkič č magra, sottile; si avvale di tinte chiare, ma raggelate.
    La tecnica č personalissima, individuata all'interno di caratteristiche non canonizzabili, entro schemi che di volta in volta si adeguano, flessibili, che mutano, tuttavia ordinati secondo un referente, un elemento fisso. La superficie assume pari dignitą e spessore, eguale peso e incidenza rispetto alla pellicola di colore sovrapposto. Il supporto contribuisce con le sue proprie caratteristiche all'effetto conclusivo.
    Si alternano cosģ colorazioni originarie, proprie della tinta base, della superficie, agli interventi successivi, alle pennellate ampie e nervose, sfumate e prive di spessore, quasi degradanti e tuttavia perfettamente leggibili, per intensitą direzione e ordine. La mano di Kierkič segue e indugia avvinta da un ritmo latente. Descrive si sofferma a contornare talvolta con gestualitą di genesi espressionista, senza rimanere comunque circoscritta. Il tratto č segno di un accademismo mediato, assimilato e conglobato in un dizionario espressivo autonomo."

Enrico Anselmi, 1990

 

    "Le sue pennellate non sono mai molto forti, i suoi colori sono sempre tenui, il paesaggio non č mai ben definito, ben precisato per le tonalitą sono sempre il frutto di realtą, anche forte, che, perņ, il suo animo, la sua sensibilitą media e diluisce in quadri che emanano serenitą, tranquillitą, pace.
    Tecnicamente č perfetto perchč, in generale, il colore č sempre ben steso, i toni sono ben raccordati senza provocare nessuno squilibrio in chi li osserva."

Corriere, 1991

 

    "Le tonalitą concorrono a dar vita tale magia costruita su cromatismi eteree inconsistenti,
    quasi sospesi dalla tavolozza come nuvole saponose , che accentuano il carattere magico di
    tale racconto."

Anny Baldissera, 1995

 

    "Kierkič, un pittore che usa le mani come pennelli, scoglie i colori con le dita e trasferisce su carta trasparenze e suggestioni."

Fernando Ferrigno RAI TV , 1985

 

    "Il colore si inserisce plasticamente nella composizione e ottiene suggestive profonditą spaziali. L'atmosfera č carica di tensione.
    Enfatizzano l'atmosfera surreale sprigionata dalle immagini i colori sfumati ed i tratti evanescenti, quasi ad evocare l'impalpabile consistenza della dimensione ludica."

Amelia Vescovi, 1995

 

    "Segni e colori sono la perfetta sintesi di quello che siamo.
    Le tonalitą pur chiare non danno quiete, ma un'insopprimibile angoscia.
    I giochi prospettici, poi, allargano a dismisura i gelidi particolari del complesso progetto."

Federico Pirro,1985

 

    "La tecnica č originale e al di fuori di ogni canone scolastico; č una pittura che prende forma soprattutto quando l'artista toglie con raschietti o addirittura interviene con le mani per ottenere trasparenze e suggestioni."

Alberto Sughi,1985

 

    "Graffia Kierkič, con le unghie le tele e le modella tutte con le sue dita senza usare i
    pennelli."

Fernando Ferrigno RAI TV, 1998

 

    "Ogni cosa che č intrisa di colore diventa automaticamente pennello, che tu abbia un giornale, uno straccio una scarpa vecchia.
    Non serve avere quella cosa lunga con i peletti in fondo che si chiama pennello per poter
    dipingere, tu ti metti un po' di colore in fronte... in quel momento sei un pennello."

Kierchič intervistato da Fernando Ferrigno RAI TV, 1998

 

    "[...] il momento di verifica di una ricerca che parte da lontano e soprattutto da una formazione artistica di quel linguaggio parallelo che č la musica che trasmette sensibilitą ed armonia per tradurla in colori.
    Le impronte e le trame trasferite e impresse hanno un non so che di antico, di reperto archeologico che non svela completamente tutto il suo essere anche se la brillantezza di colori di Kierkič ci riporta in un mondo sicuramente moderno di impressioni e di gestualitą."

Bruno Regni da Diario Romano, 1998

 

    "Pazienza e perizia delle forme sono alla base dell'opera del Maestro; il peso della tradizione di un'arte astratta non si spinge mai ai limiti della irriconoscibilitą delle forme calate, soprattutto nelle tavole della Creazione, opera significativa e molto impegnativa, in un contesto cromatico che annulla ogni gerarchia. La sua pittura, a prima vista, puņ apparire concettuale, ma č invece un inno al creato, in cui ogni cosa, dalla macroscopica alla microscopica, da quella animata a quella inanimata, dal cielo alla terra, dalle nuvole, alle stelle, alla luce, al sole, dalle foglie all'uomo, sta lģ a testimoniare la sua "creaturalitą", il suo essere "cosa buona". Il tutto giocato con un sapiente dosaggio dei colori che ora chiudono ora dilatano lo spazio al limite del mistero.

Prof. Selleri Roberto,  Assessore alla Cultura Comune di Canino, 2002

 

Hanno detto dei suoi soggetti

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    "Compenetrazioni surreali, paesaggi assolati, aurore boreali, cromie di toccante intensitą: l'opera di Kierkič indaga, con una vena lirica, il legame sentimentale dell'uomo con gli oggetti del creato, con la natura e, in ultima analisi, con l'assoluto. La realtą si trasfigura in sogno proiettandosi in astratti scenari ultraterreni."

Redazione Tiscaliart, 2000

    "Anche nei quadri in cui espone pił parti della realtą o parti diverse della realtą che ha davanti, non fa mai notare grosse disparitą per cui l'uomo il mare, la natura convivono naturalmente senza contrasti nei suoi dipinti."

Corriere, 1991

 

    "Nascono le opere in cui l'installazione accurata manualmente e concettualmente, di pietre, nuvole, tronchi, foglie, oggetti e personaggi in uno spazio per colore e struttura dą una visione surreale."

Filippo Alto, 1984

 

    "In un magico universo di birilli, aquiloni e ciambelle prendono forma personaggi tratti dai libri di fiabe e i diari dei sogni. Sono pierrot lunari e clowns sbarazzini le muse ispiratrici di una composizione caleidoscopica che si articola come la narrazione di un racconto. I quadri rappresentano allora i fotogrammi di una coerente kermesse animata dove l'occhio si smarrisce e al tempo stesso recupera il senso della compiutezza pittorica."

Amelia Vescoci, 1995

 

    "Spiagge assolate, deserte, primordiali dominate da tomboli dove agavi carnose e giunchi si lasciano modellare dalla sabbia e dal vento mediterraneo. La sensazione visiva č cinematografica: l'occhio sul grande schermo della natura focalizza un cespuglio o una raduna, poi lentamente allarga senza sfocare la luce verso la profonditą."

Fernando Ferrigno RAI TV ,1985

 

    "Chi ha detto che non si possa rappresentare la musica non ha visto FANTASIA di Walt Disney e non ha visto Kierkič e ora puņ scoprire pentagrammi, preludi, appoggiature, e, naturalmente, aree sulla quinta corda."

Fernando Ferrigno RAI TV ,1998

 

    "Forse č nostalgia sottile di giochi chiassosi quella che – attraverso colori liquidi e tenui – allaga, come luce d'un tardo pomeriggio d'estate, le spiagge quasi deserte di Giorgio Kierkič. Spiagge che si trasformano in surreali lembi di cielo, di mare e di sabbia: spazi grandi appena quanto un quadro od uno sguardo, abitati solo da piccole, significative tracce d'un tempo appena trascorso.
    I passati movimenti degli oggetti e delle persone – perņ – sembrano essere rimasti sospesi soltanto per un momento: l'istante di quella pennellata e di quello sguardo, appunto; ma sono pronti a riprendere al pił presto, lasciando aperte mille possibilitą diverse per il futuro. E' un orizzonte sereno, pieno di speranza.
    Cosģ, tra queste immagini e queste suggestioni marine, sbocciano anche grappoli e cespugli di fiori. Sono, per lo pił, petali appena accennati e foglie incise di piante spontanee. Nascono nell'astrattezza di un soffio di vento, ma pure nella concreta espressivitą della terra.
    Astrattezza ed espressione che i fiori di Kierkič non perdono anche se, recisi da una mano esperta, si trasformano talvolta in un'elegante composizione. Un vaso oppure un bouquet ancora pieno di profumi e di vita."

Rosa B. Nicolini, 2001

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